WhatsApp rivoluziona le chat facendo riassumere all’ inteligenza artificiale i messaggi non letti

L' IA riassumerà le conversazioni di whatsapp, ma la privacy preoccupa.

Sei stanco di perderti in chat infinite? Ti ritrovi sommerso da decine di messaggi non letti dopo poche ore di assenza? WhatsApp ti offre una soluzione innovativa: l’intelligenza artificiale ora riassume i contenuti delle tue conversazioni.

La “fatica da chat” è un’esperienza comune: il costante bisogno di tenere traccia delle conversazioni può portare a un vero e proprio esaurimento mentale, specialmente nei gruppi. Per questo motivo, Meta ha integrato l’intelligenza artificiale per riassumere i messaggi non letti su WhatsApp.

Vuoi un riassunto? Semplicemente seleziona l’opzione “Summarize privately” per ottenere un riepilogo conciso dei messaggi. Non preoccuparti di sembrare pigro o disinteressato: WhatsApp non notifica agli altri membri del gruppo che hai utilizzato questa funzione. Inoltre, puoi bloccare il riassunto tramite AI per specifiche conversazioni nelle impostazioni di “Privacy avanzata della chat”, una funzione introdotta lo scorso aprile.

Privacy al Centro del Dibattito: Le Preoccupazioni Dietro l’AI

Nonostante la comodità, la nuova funzione solleva dubbi significativi sulla privacy. WhatsApp impiega un sistema chiamato “Private Processing” per gestire i messaggi con il suo algoritmo AI. Questo sistema garantisce una comunicazione protetta dalla crittografia end-to-end, simile a quella dei normali messaggi, e adotta misure tecniche per assicurare che nessuno, inclusi WhatsApp e Meta, possa accedere ai contenuti. I messaggi, infatti, non vengono conservati sui server dell’azienda né associati a un account specifico.

I Rischi dell’Addestramento AI

Nonostante le rassicurazioni, permangono delle perplessità. Quei messaggi, anche se non conservati, vengono in qualche modo utilizzati da Meta per addestrare il suo modello AI, Llama. WhatsApp e Meta non affrontano direttamente questo punto nelle loro comunicazioni, ma l’interesse per i dati conversazionali degli oltre 2 miliardi di utenti WhatsApp è evidente. Questa vasta fonte di materiale permette all’algoritmo di affinare le sue capacità conversazionali.

Tuttavia, sotto il profilo della privacy, ciò significa che informazioni sensibili potrebbero finire nell’addestramento del modello AI di Meta. Sebbene la garanzia di anonimato offerta da Private Processing escluda il collegamento dei contenuti a un utente specifico, cosa succede se le conversazioni contengono riferimenti a persone, numeri di telefono o altre informazioni sensibili? Non c’è il rischio che queste informazioni vengano “fagocitate” dall’AI e, prima o poi, emergano, come già accaduto in passato?

Anche la possibilità di bloccare la funzionalità tramite le opzioni di WhatsApp non è del tutto rassicurante. Il recente caso delle imbarazzanti domande rivolte a Meta AI, pubblicate nella sezione Discover dell’applicazione, ne è una chiara dimostrazione. Benché si possa attribuire la colpa agli utenti per non aver controllato, “scaricare” la responsabilità di monitorare i contenuti sull’utente finale continua a suonare stonata.

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