Notte insonne? Oggi la tua empatia è in letargo

Se non hai voglia di parlare al mattina dipende dalla tua insonnia .

Lo sappiamo bene, una notte di sonno disturbato ci rende irritabili, annebbia la concentrazione e ci trasforma in statue di sale emotive.

Una ricerca scientifica getta nuova luce su un’inquietante verità: la privazione di sonno mina la nostra capacità di comprendere gli altri e, sorpresa, acuisce il nostro egoismo. A rivelarlo non è un’antica saggezza popolare, bensì un rigoroso studio dell’Università della California, Berkeley, pubblicato su Nature Communications.

Se ultimamente ti sorprendi a ignorare le difficoltà altrui, focalizzandoti unicamente sulla schiuma del tuo cappuccino, la causa potrebbe risiedere nel tuo cuscino (o meglio, nella sua prolungata inutilità notturna). I ricercatori hanno scoperto che dormire poco altera l’attività di regioni cerebrali cruciali per la decifrazione delle emozioni altrui. La correlazione è chiara: meno ore dedicate al riposo, minore propensione all’altruismo. Forse è giunto il momento di accordare al sonno il rispetto che riserviamo alle password o a un piatto di carbonara ben fatto.

Lo studio non si è limitato a osservazioni superficiali. Un gruppo di volontari è stato sottoposto a risonanza magnetica funzionale, permettendo ai ricercatori di confrontare l’attività cerebrale dopo una notte di sonno ristoratore con quella successiva a una notte tormentata dall’insonnia.

Il risultato è eloquente: quando il sonno latita, l’area cerebrale deputata alla “teoria della mente” – la nostra capacità di riconoscere che il mondo non ruota attorno al nostro ombelico – mostra una significativa riduzione della sua attività. È come se il cervello decretasse: “Oggi l’empatia va in pausa, concentriamoci sul sottoscritto, grazie mille”. In sintesi: meno sonno, più narcisismo.

Questa “teoria della mente” non è un’astrazione filosofica. È la funzione cognitiva che ci consente di interpretare le azioni altrui con una prospettiva più ampia: “Forse quella persona non mi ha risposto bruscamente per cattiveria, ma perché ha avuto una giornata difficile”. Quando il sonno ci abbandona, si innesca un meccanismo opposto: “Mi ha risposto male? Che sgarbato! E ora mi sento offeso.” Empatia spenta. Cortesia azzerata.

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