Il cantante canadese ha presentato un’azione legale contro Spotify e Universal Music Group (UMG), sollevando non pochi interrogativi sull’industria musicale globale.

Drake Graham, conosciuto da tutti come Drake, è al centro di una delle controversia più grandi del momento. Drake sostiene che Spotify e UMG abbiano collaborato per gonfiare artificialmente il numero di ascolti del brano “Not Like Us” di Kendrick Lamar, rivale di lunga data del rapper canadese.
Secondo l’istanza presentata in tribunale, Spotify avrebbe concesso a UMG una tariffa di licenza particolarmente vantaggiosa per il brano in questione, in cambio della promozione dello stesso sulla piattaforma. Inoltre, Drake accusa Spotify di aver utilizzato algoritmi e playlist personalizzate per favorire artificialmente la diffusione del brano di Kendrick Lamar a discapito dei suoi.
Se le accuse di Drake dovessero essere provate, si tratterebbe di un duro colpo per l’industria musicale. La manipolazione dei dati di streaming, infatti, inficerebbe la trasparenza del mercato, danneggiando sia gli artisti che gli utenti.
Gli addetti ai lavori e i fan si sono divisi tra chi crede nelle accuse del rapper e chi le ritiene infondate. La notizia della causa intentata da Drake ha infatti suscitato un grande dibattito nel mondo della musica.
Spotify e UMG non hanno ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alle accuse mosse da Drake, ed anche se la vicenda legale si preannuncia lunga e complessa sarà interessante seguire gli sviluppi del caso e capire se le accuse del rapper troveranno conferma in tribunale.
La battaglia legale tra Drake, Spotify e UMG è un chiaro segnale che il mondo della musica sta attraversando una fase di profonda trasformazione. L’avvento dello streaming ha portato con sé nuove opportunità, ma anche nuove sfide. La causa di Drake solleva interrogativi importanti sul futuro dell’industria musicale e sul ruolo che le piattaforme di streaming dovranno giocare in questo nuovo scenario.