Atuagkat Boghandel a Nuuk ha chiuso. Era l’ultima libreria del paese. Fondata nel 1966, Atuagkat era un punto di riferimento culturale.

Offriva libri ed era un luogo d’incontro. Il proprietario di Atuagkat Boghandel a Nuuk Claus Jordening, è andato via dopo trent’anni. Non ha trovato nessuno per continuare l’attività. Ora, un parrucchiere ha preso il posto dei libri.
La chiusura di Atuagkat non è solo la fine di un negozio. È la fine di un simbolo culturale per i groenlandesi. In un paese di soli 57.000 abitanti, anche vendere poche copie era importante. Una libreria che comprava 50 libri aiutava le piccole case editrici locali. Queste case editrici hanno pochi fondi e pubblicano pochi libri all’anno.
Senza librerie, i libri si trovano ora in musei, negozi di souvenir o supermercati. La scelta è poca e l’esperienza è diversa. Anori Art vende libri con arte e artigianato. Il supermercato Brugseni ha solo libri per bambini. Non ci sono più presentazioni di libri o incontri con autori. Il centro culturale Katuaq cerca di fare qualcosa.
Il problema non è solo logistico. È anche culturale. In Groenlandia le distanze sono grandi. Le città non sono collegate via terra. Le spedizioni sono difficili e costose. Spesso, l’unica opzione è ordinare online. I libri in groenlandese arrivano in pochi giorni. I libri europei possono impiegare un mese.
Come ovunque, anche in Groenlandia si legge meno. La televisione e i social media sono più popolari. Molti giovani preferiscono video e contenuti veloci. Le case hanno grandi schermi piatti, non librerie.
Nonostante ciò, la letteratura groenlandese è viva. Case editrici come Milik pubblicano ancora libri. L’autrice Niviaq Korneliussen è famosa anche all’estero. Lei racconta l’identità groenlandese di oggi. Molti libri sono per bambini. Vogliono rafforzare la lingua e la cultura locale dopo il periodo coloniale.
Un aspetto importante della letteratura dell’isola è la tradizione orale. Le storie e le leggende indigene sono tramandate anche nei libri. La chiusura dell’ultima libreria è un brutto colpo. Ma la speranza è che la creatività e l’impegno di autori ed editori mantengano viva la scrittura. Anche in un mondo che la dimentica.