Apollo 13, un trionfo di coraggio, ingegno e paura trent’anni dopo

Dopo 30 anni il "Apollo 13" divide ancora il pubblico.

Il 30 giugno 1995, il film Apollo 13 di Ron Howard faceva il suo debutto nelle sale, conquistando immediatamente pubblico e critica.

A trent’anni di distanza, il suo successo resta evidente: non è solo un magnifico thriller spaziale, ma un capolavoro di suspense indimenticabile. La pellicola, ispirata alla drammatica missione NASA, narra una storia di coraggio e sopravvivenza che continua a risuonare.

Da Missione di Routine a Odissea Spaziale

Ancora oggi, Apollo 13 si distingue tra i film ambientati nello Spazio. Ciò è dovuto ai temi che affronta, all’ambientazione realistica e alla straordinaria regia di Ron Howard, considerata la sua migliore. Pochi film hanno saputo elevare la tensione a tali livelli, connettendola a un’epica che rinuncia agli aspetti più tronfi e irruenti. La storia di quella tragedia sfiorata, di quegli uomini che giocano per ore una partita a scacchi con la morte all’interno della loro potenziale bara volante, viene cesellata da Howard con un realismo supportato da un classicismo cinematografico esemplare. Questa scelta coerente sottolinea la portata rivoluzionaria di Apollo 13, che rimane un mix intrigante delle caratteristiche più affascinanti della cinematografia spaziale.

Dal Libro al Grande Schermo: Le Scelte del Cast

Tratto dal libro “Lost Moon” di Jim Lovell, il Comandante dell’Apollo 13, il film di Ron Howard inizialmente prevedeva Kevin Costner nel ruolo principale. Infatti, William Broyles Jr. e Al Reinert prepararono la sceneggiatura su misura per il divo di Balla coi Lupi. Tuttavia, Ron Howard decise che Tom Hanks, appassionato di astronomia e viaggi spaziali, era l’uomo giusto, incaricando John Sayles di rimaneggiare la sceneggiatura. Il casting vide John Travolta, Brad Pitt e John Cusack mancare l’obiettivo, a favore di Kevin Bacon e Bill Paxton, che interpretarono rispettivamente Jack Swigert e Fred Haise.

Tensione a Bordo: Un Numero Sfortunato e una Frase Iconica

Il 20 luglio 1969, mentre Neil Armstrong compiva il grande passo per l’umanità, gli astronauti di Apollo 13 fremevano di invidia, poiché erano l’equipaggio di riserva per Apollo 11. Ma meno di un anno dopo, ebbero la loro occasione. Swigert, però, veniva descritto quasi come un intruso, avendo preso il posto di Ken Mattingly (Gary Sinise), considerato a rischio rosolia. Già in questo piccolo episodio, Howard inserisce un motivo di tensione, dubbio e fragilità nell’equipaggio. Il numero 13, noto per la sua natura sfortunata, potrebbe aver consolidato la sua fama proprio con la missione Apollo 13.

Nel 1970, l’America voleva vedere altro in televisione; lo Spazio era passato di moda. Marilyn (Kathleen Quinlan), la moglie di Lovell, delusa dalla scarsa visibilità mediatica, non poteva immaginare che di lì a poco tutti gli occhi del mondo sarebbero stati puntati su quella navicella spaziale e sui suoi occupanti.

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