A che età si diventa anziani? La scienza sposta i confini della vecchiaia

La percezione sociale dell’invecchiamento subisce costanti trasformazioni grazie al miglioramento delle condizioni di vita e ai progressi della medicina.

Se un tempo la soglia dei sessant’anni segnava l’ingresso definitivo nella terza età, oggi la biologia racconta una storia molto diversa. Gli scienziati studiano il decadimento cellulare non più come un processo lineare, ma come un fenomeno complesso che varia sensibilmente da individuo a individuo.

La soglia dei settantacinque anni secondo la medicina

La Società Italiana di Gerontologia e Geriatria ha proposto ufficialmente di spostare l’inizio della vecchiaia a 75 anni. I ricercatori giustificano questa scelta osservando che un individuo di 65 anni possiede oggi la forma fisica e cognitiva che un tempo apparteneva a una persona di dieci anni più giovane. Questo cambiamento riflette l’aumento dell’aspettativa di vita, che in Italia supera ormai gli ottant’anni. La scienza distingue quindi tra l’età cronologica, indicata dai documenti, e l’età biologica, che misura l’effettivo stato di salute di organi e tessuti.

I tre picchi dell’invecchiamento molecolare

Uno studio condotto dalla Stanford University ha individuato tre momenti critici in cui il corpo umano subisce mutamenti biologici significativi. Analizzando il plasma sanguigno, gli esperti hanno notato che le proteine del corpo cambiano drasticamente a 34, 60 e 78 anni. Questi “picchi” indicano che l’organismo non invecchia in modo costante, ma attraversa delle fasi di transizione brusca. L’ultimo stadio, quello dei 78 anni, rappresenta il momento in cui i segnali fisiologici della vecchiaia diventano predominanti a livello molecolare.

Il ruolo dell’epigenetica e dello stile di vita

La genetica influisce solo parzialmente sulla velocità con cui invecchiamo. Molti geriatri pongono l’accento sull’epigenetica, ovvero su come l’ambiente e le abitudini possano accendere o spegnere determinati geni. L’attività fisica costante, una dieta equilibrata e il mantenimento di stimoli cognitivi rallentano visibilmente i processi di ossidazione cellulare. Chi coltiva relazioni sociali e mantiene curiosità verso il mondo mostra spesso un’età biologica molto inferiore a quella anagrafica, dimostrando che il cervello conserva una straordinaria plasticità anche in età avanzata.

Vecchiaia e percezione psicologica

Oltre ai dati clinici, la psicologia evidenzia l’importanza della “vecchiaia percepita”. Molte persone rifiutano l’etichetta di anziano perché si sentono ancora nel pieno della propria capacità produttiva e creativa. Questo fenomeno genera una nuova categoria sociale, spesso definita “terza età attiva” o “silver age”. La società deve quindi adattarsi a una realtà dove i settantenni viaggiano, studiano e praticano sport, contribuendo attivamente all’economia e al benessere della collettività invece di ritirarsi a vita privata.

Notizie del giorno

Ti potrebbe interessare

L’ unico e solo alimento che non scade ? Il miele, ed ecco il perchè.
Dopo una decade chiude uno dei più importanti club del mondo. Il Soundcheck di Washington pronto a dire addio ai suoi clubbers.