Un medico rivela come gestire lo stress cronico: imparare a programmare il tuo “tempo dell’ansia” può trasformare la tua salute mentale, migliorando la concentrazione e la qualità del sonno.

Hai già fissato il tuo appuntamento con l’ansia oggi? Se la risposta è “no”, potresti non rientrare in quella nuova generazione di adulti che affronta le preoccupazioni con sorprendente precisione. Una recente indagine ha rivelato che il 10% dei giovani americani include quotidianamente nella propria routine un “worry time”, un momento specifico per affrontare le ansie. Immagina: “Se proprio devo preoccuparmi, lo farò tra le 17:00 e le 17:30.”
Non si tratta di una bizzarra moda, ma di un vero approccio strategico alla salute mentale. I numeri parlano chiaro: in media, ogni americano trascorre due ore e diciotto minuti al giorno immerso in pensieri ansiosi. Un tempo che potresti impiegare per dormire, lavorare o anche solo per capire come funziona la lavastoviglie!
L’ansia non risparmia nessuno
Questo fenomeno colpisce soprattutto i giovani. Il 62% di Gen Z e Millennial si definisce costantemente ansioso, contro il 38% delle generazioni precedenti. Le cause? Problemi economici, scadenze, salute e, naturalmente, il clima globale.
Curiosamente, i momenti peggiori per l’ansia non si verificano durante le ore lavorative. Le persone tendono a sentirsi più angosciate quando sono sole, mentre cercano di addormentarsi o appena sveglie. Insomma, l’ansia ha scelto gli orari peggiori per farti visita: proprio quando la tua mente dovrebbe riposarsi.
Il “worry time” come tecnica anti-stress
La vera novità è che alcune persone hanno deciso di affrontare questo problema organizzandolo come se fosse una riunione di lavoro. L’idea è semplice: se l’ansia è inevitabile, è meglio darle uno spazio preciso nella giornata, per evitare che si diffonda ovunque. Questo metodo sembra aiutare a contenere il problema, invece di lasciarti travolgere.
Gli esperti di salute mentale sottolineano che concedere all’ansia un tempo definito può effettivamente ridurne l’impatto sul resto della giornata. E, soprattutto, sulla qualità del sonno.
Le preoccupazioni più frequenti
Tra le principali fonti di ansia, il denaro vince a mani basse: il 53% degli intervistati lo mette al primo posto. Seguono a ruota le preoccupazioni per la famiglia (42%) e le cose da fare (un altro 42%). La salute (37%) e il sonno (22%) non mancano all’appello, mentre un solido 19% si preoccupa per l’instabilità politica.
I genitori aggiungono un ulteriore livello di preoccupazione: il 77% è terrorizzato dal futuro che attende i propri figli. Tra questi, oltre un terzo è angosciato dai cambiamenti climatici.
L’ansia programmata è il nuovo zen?
Dedicare uno spazio definito alle preoccupazioni potrebbe sembrare un modo strano per rilassarsi, ma i numeri mostrano che funziona. Ridurre la dispersione dell’ansia durante la giornata può portare a una maggiore lucidità mentale e anche a dormite più dignitose. Forse non elimineremo mai del tutto l’ansia, ma possiamo imparare a gestirla come un’email fastidiosa: aprila, leggila, rispondi con calma e poi archiviala. In fondo, se il futuro è incerto, tanto vale arrivarci con la mente un po’ più libera.